giovedì 27 gennaio 2011

Torta con yogurt

Mi pare strano non aver ancora "postato" un dolce che preparo da trent'anni e più.
Ricordo che ero studentessa universitaria e preparavo l'esame di tedesco insieme con Lilla, la mia amica-collega. La sua mamma era (ed è)  una professoressa che aveva preferito fare la mamma di 4 splendide figlie (una delle quali è la grande Chiara Castellani, all'epoca, mia compagna di atletica). Ci preparava il pranzo e un giorno portò in tavola una semplicissima torta, max 20 cm di diametro. Buonissima.

Oggi, quando sono un po' giù o quando voglio far trovare a mio figlio di ritorno dall'università qualcosa di dolce, preparo la torta della mamma di Lilla e di Chiara.

Eccola.

Per prima cosa, però, accendete il forno a 180°.
  • Prendete un vasetto di yogurt bianco naturale (ma se lo avete alle ciliegie o alle banane, va bene lo stesso) da 125g e svuotatelo dentro una terrina.
  • Riempitelo di olio di semi (meglio se di girasole) per 2/3 (due terzi) e svuotatelo nella terrina
  • Riempitelo ora di zucchero (una sola volta) e hop, dentro la terrina
  • Riempitelo per 2 volte di farina e... nella terrina
  • Aggiungete nella terrina 2 uova intere
  • 1 bustina di lievito pan degli Angeli aut similia
  • Sbattete tutto velocemente con lo sbattitore elettrico (o a mano)
Prendete uno stampo piccolo che avrete precedentemente imburrato e spolverato con un po' di farina.
Se lo stampo è di 20 Ø, verrà bella alta, altrimenti rassegnatevi. Oppure raddoppiate le dosi qui sopra.

Con il forno già caldo sono sufficienti 30 minuti. Se infornate a freddo, 40°-45°.
Voi buttateci l'occhio, ogni tanto.

P.S. L'esame di tedesco andò benissimo. Anzi: ausgezeichnet !

A volte non si ha proprio lo stampo tondo (come me ieri). E allora ho preso quello di plum cake (per il risultato, clicca qui)

mercoledì 19 gennaio 2011

Torta Vesuvio

Su Faccialibro faccio parte di un gruppo di mamme, e anche un papà, che amano cucinare e fotografare le loro produzioni culinarie. E' un gruppo variegato come età e come provenienze geografiche, e anche come gusti, così ci scambiamo ricette di ogni tipo, sia delle varie tradizioni regionali, sia con contaminazioni da paesi diversi dall'Italia. La caratteristica che però accomuna il gruppo è quella di fare una torta partticolare, la torta delle rose, sia dolce che salata, torta della sorellanza, in un qualche modo.
Io non l'ho mai fatta e oggi per la prima volta mi sono prodotta in una variante salata.
Ecco la ricetta.
Ingredienti: 3 uova, 100 g. di latte, 100 g. di burro ammorbidito, 25 g. di lievito di birra (o 1 bustina di lievito di birra liofilizzato), 550 g. di farina, 1 cucchiaino di sale, 1 cucchiaino di zucchero, 2 cucchiai di parmigiano. il ripieno di questa torta è fatto con 200 g. di emmenthal grattugiato e 200 g. di prosciutto cotto affettato e poi fatto a quadratini.

Sciogliere il lievito nel latte tiepido con il cucchiaino di zucchero e un po' di farina, sulla spianatoia mettere a fontana la farina restante, ponendo sul bordo il sale, il parmigiano e i pezzettini di burro. Versare nel centro il lievitino e poco alla volta impastare tutti gli ingredienti, aggiungendo le uova già sbattute per ultime. Impastare vigorosamente fino ad avere un impasto liscio ed elastico. Mettere l'impasto in una terrina, coprire e lasciare lievitare per un'ora e mezza fino a che l'impasto non raddoppia il suo volume. terminata la lievitazione, suddividere l'impasto in palline di circa 50 g. l'una: ne vengono circa 16 o 17.  Con il mattarello stendere ogni pallina e riempire ogni piccola sfoglia di circa un cucchiaio abbondante ripieno, poi chiudere come un fagottino. posizionare i fagottini con la chiusura all'ingiù in una tortiera abbastanza grande imburrata e infarinata, tenendoli vicini uno all'altro. Spennellare la superficie con un uovo sbattuto e cospargere di semi a scelta, io ho usato quelli di sesamo. Infornare in forno già caldo a 180° per 40 minuti. Sfornare e attendere un po': la torta va servita tiepida.

Ciambella alla ricotta

Quando sono all'eremo e siamo in tanti c'è voglia di fare colazione o merenda con qualcosa di dolce. Siccome sono molto distratta e non ricordo mai perfettamente le dosi delle ricette, uno dei dolci che faccio spesso, e che riscuote sempre successo, è questa torta con la ricotta. Me la insegnò anni fa la mia amica Manuela, sempre alla ricerca di cose gustose e non eccessivamente elaborate, avendo sempre molto poco tempo da dedicare alla cucina.

Ingredienti: 300 g. di ricotta, meglio se di pecora, 300 g. di zucchero, 3 uova, 300 g. farina, 1 bustina di lievito vaniglinato per dolci, 1 bustina di vaniglina o la scorza grattugiata di un limone.

Lavorare con un cucchiaio di legno in una terrina la ricotta e lo zucchero. Quando la ricotta è ridotta in crema, aggiungere le uova una alla volta, e alla fine la farina insieme al lievito. Imburrare e infarinare una teglia ad anello, versarvi l'impasto e cuocere in forno già caldo a 180° per 45 minuti.

A chi piace, quando la torta si è raffreddata, cospargere la superficie di zucchero a velo.

martedì 4 gennaio 2011

I cappelletti della mamma: la mia poesia di Natale. (da Silvia, Mogliedaunavita)

“intanto che la maria è sotto il casco vieni che iniziamo a fare la sfoglia!” c’era sempre qualche cliente di mamma sotto il casco, a qualsiasi ora del giorno e della sera. fosse fra settimana o festivo. ma a natale, a natale era un’apoteosi di pettinate, permanenti, tinture, teste da lavare e cappelletti da fare, latte brulè da consegnare e regali da impacchetare. sono cresciuta in una casa dalle porte aperte e dalla tanta gente. in una famiglia al femminile con un solo uomo, il babbo, che rincorreva sottane. tutte. si respirava allegria e confidenza anche nei giorni di sfuriate e c’era sempre qualcuna che capitava all’improvviso e come niente fosse si metteva a far qualcosa. togliere bigodini, tagliare biscotti, prendere in giro babbo. mamma col sorriso stampato e lo stupore costante andava da una stanza all’altra della casa col camice bianco chiazzato di colore scuro e dava ordini subito dopo aver fatto lei stessa la cosa che comandava. tipo:” prendi la farina e mettila sul tagliere, tre zimnine per tre uova, cosi”…e già aveva contato uno, due, tre. “renzoooo, tira fuori il batù”…e già partiva con le mani infarinate a prendere il ripieno che si doveva ammorbidire un poco fuori frigo. non ho mai passato molte serate fuori casa a qualsiasi età perchè era troppo divertente stare esattamente dov’ero. immersa in una sit-com naturale. già dall’inizio dicembre si cominciavano i preparativi, iniziavano le ansie per i regali da fare che erano sempre tanti e così poco il tempo…così spesso, mamma, regalava il latte brulè. molti arrivavano con le uova. se non le hai…e poi addobbare gli alberi, fuori e dentro, mettere i festoni e le stelle sugli specchi della “camera dove lavoro” ci teneva tanto la mamma ai pacchetti sotto l’albero ma non riusciva a far sorprese. aveva l’ansia di vederci felici e ci diceva subito cosa ci aveva comprato. e siccome sapeva che sia io che mia sorella volevamo la sorpresa era impegnata fino all’ultimo a impacchettare di tutto, dalle scatole dei fiammiferi a quelle dei cioccolatini usate, naturalmente fra una messa in piega e una sfoglia di tre uova alla volta per i cappelletti. che si facevano rigorosamente la sera. tutte insieme attorno al tavolo. e se vado nel tempo ancora più indietro…attorno a quel tavolo ritrovo la zia che viveva saltuariamente con noi, sarta, zitella e perdutamente innamorata di cary grant, la nonna che si addormentava col cappelletto in mano, il babbo con le sue battute e i suoi baci per tutte e le vicine di casa che spettegolavano allegramente.  meno televisione, più chiacchiere, tanto natale e i cappelletti della mamma. questi si che sono buoni
per il batù:
550 grammi di parmigiano stagionato. una noce moscata. 150 grammi di mortadella in una sola fetta. 2 uova grandi. pizzico di sale. fare l’amalgama e metterla in frigorifero fino al giorno dopo. poi impastare tre uova di pasta…più due…come ho fatto io che 5 alla volta son troppe anche con la macchinetta.